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L’invasione della cimice asiatica

Pericolo per i frutteti, a causa del danno che Halyomorpha halys – o cimice marmorata, asiatica – è in grado di procurare. Fino all’anno scorso non ha avuto una presenza particolarmente incisiva, 2 Halyomorpha_halys_nymph_labma nel 2015 ha causato grandi danni alle coltivazioni di frutta nel modenese (è stato perso l’80% del raccolto delle pere, soprattutto Williams bianche), devastate dalla loro massiccia presenza. Quest’anno, grazie anche a un inverno particolarmente mite, le cimici asiatiche hanno ripreso vigore e stanno provocando danni ingenti ai frutteti, poiché il frutto attaccato presenta macchie scure e inizia a marcire.

L’invasione di questo tipo di cimice era stata segnalata nell’aprile di quest’anno nella bergamasca, in giugno in Friuli, e a luglio nel cuneese: si tratta quindi di un problema diffuso, nel nostro paese,  che ha poche prospettive di essere risolto con successo in tempi brevi, anche perché non ci sono misure per combatterla: non ha antagonisti naturali ed è resistente agli insetticidi.

La cimice marmorata, originaria di Cina, Giappone e Corea, è arrivata da noi sicuramente con il trasporto merci: dal momento che ama il caldo, ha trovato rifugio probabilmente nei container o all’interno delle casse di legno, svernando poi al riparo, anche nelle abitazioni.

Non è pericolosa per l’uomo, ma, come tutti gli organismi viventi che si trovano in un habitat che non è il loro, e che quindi non hanno antagonisti naturali, è molto aggressiva e vorace e la minaccia per frutta e ortaggi è dovuta sia a questo sia al fatto che contro di essa gli insetticidi sono inefficaci.

Halyomorpha halys è di colore grigio-marrone, marmorizzato, con tacche chiare su antenne, zampe e addome. Il capo ha forma rettangolare (a differenza della cimice ‘nostrana’, Raphigaster Nebulosa, che è triangolare). Se schiacciata, emana uno sgradevole odore molto intenso.

In Europa la cimice asiatica è stata individuata per la prima volta in Svizzera nel 2014, mentre in Italia è comparsa nel 2012 in Emilia Romagna. Nel 2010 è arrivata negli USA e qui ha provocato danni alle produzioni agricole per 37 milioni di dollari.